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giovedì 21 giugno 2007 | |
![]() edizioni Einaudi «I giudici devono essere leoni, ma leoni sotto il trono», scriveva Francis Bacon quattro secoli fa. Il rapporto fra politica e giustizia resta difficile ancora oggi. Il trono ambisce a schiacciare i leoni. I leoni manifestano una certa propensione a sedersi sul trono. Solo una solida, laica coscienza istituzionale può garantire il raggiungimento di un equilibrio democratico. Qual è oggi il ruolo dei giudici nella società e nello Stato? La perdita di credibilità della politica e l'indebolimento dei valori morali hanno portato la sfera di influenza del diritto a espandersi a dismisura. La politica guarda con sospetto l'intraprendenza della magistratura, mentre i cittadini incoraggiano i giudici che colpiscono i politici, almeno finché non vedono toccati i propri interessi. Come evitare il conflitto permanente e garantire invece un ragionevole equilibrio tra politica e giustizia? Contestare il fondamento stesso di indagini che possano delegittimare gli eletti dal popolo è sbagliato, ma alla magistratura si richiede una nuova responsabilità. Ai valori di uguaglianza e promozione sociale, che hanno portato nel tempo dall'età della legge all'età dell'interpretazione della legge, è opportuno affiancare i valori di unità e responsabilità, privilegiando nel quotidiano esercizio della propria funzione la certezza del diritto e della sua interpretazione. Non c'è altro modo per evitare il conflitto permanente con la politica e il rischio di delegittimazione della stessa magistratura.
Perché è urgente fare il Partito Democratico in Italia? Perché il progetto del Partito Democratico non deve fallire? Perché il Partito Democratico, così come viene pensato e discusso oggi, corre seri rischi di fallimento? La nascita di un nuovo grande partito riformista può diventare una risposta concreta alla crisi del sistema italiano, ma se nella sua costituzione non si pongono decisive istanze di rinnovamento nel modo di fare politica del nostro Paese e scelte coerenti per recuperare una nuova dignità dello Stato, questa nobile impresa potrà rivelarsi fallimentare. Un'analisi acuta, lucidamente politically uncorrect, che denuncia i rischi di un definitivo allontanamento dei cittadini dalla politica, di un'irrecuperabile deriva oligarchica della democrazia, di uno smarrimento dei valori della Costituzione. Una voce autorevole - quella di Luciano Violante - fuori dal coro del dibattito in corso che lancia un avvertimento: il Partito Democratico sarà una scommessa vincente solo se saprà fare i conti con la Storia e inventare una nuova "arte del buon governo", capace di accogliere il cambiamento, di promuovere partecipazione politica e di puntare all'interesse generale dei cittadini, anche di quelli che non lo voteranno.
Un appassionato invito alle giovani generazioni a riappropriarsi della Carta Costituzionale, per riscoprirne i principi fondamentali e vigilare sui diritti che essa difende «Cara Giovanna, caro Michele, …molti, anche della vostra generazione, pensano che la Costituzione sia una specie di idolo, collocato in uno spazio lontano, che non ha nulla a che fare con la vita, il lavoro, la salute, la quotidianità. Un affare per giuristi e politici, non per i cittadini. Non è così».
Qoèlet, Salomone secondo un'antica tradizione, figlio di Davide, Re di Gerusalemme, amante della regina di Saba, autore di uno dei libri più misteriosi della Bibbia, racconta il dialogo tra gli uomini e Dio sulle radici dell'odio, della violenza, della guerra. Il confronto - a tratti struggente, a tratti crudele - è una meditazione di forza e speranza sul mistero del male, sulle fatiche degli uomini e di Dio per separarsene, sulla necessità di un'alleanza per sconfiggerlo. Il male sta prima di Dio? E Dio è una rivolta contro l'autodistruzione che è il male? Un'alleanza fra l'energia creativa degli uomini e quella di Dio potrà, un giorno, far arretrare il male e renderlo periferico? Gli uomini interrogano, Dio risponde... Poi anche Dio interroga, e gli uomini non possono tacere... Alcuni link sullo spettacolo teatrale tratto dall'opera.News di yahoo Ho capito la profondità dello sguardo verticale. Lo sguardo orizzontale accarezza, ma non penetra, unifica e non distingue. Lo sgurdo verticale ti fa osservare le sorgenze, gli anfratti, i profili, ti insegna a distinguere. Poi, quando arrivi in cima, lo sguardo ritorna orizzontale, ma passa al di sopra delle nuvole e scruta i profili dellecime per ricordarne i nomi. Se sei seduto sul tetto del Gran Paradiso, sui lastroni terminali, e guardi attorno ti senti enorme e piccolissimo allo stesso tempo.
La lotta contro la mafia ha avuto un andamento ciclico. Prima il grande omicidio politico; quindi, indignazione, reazione, nuove leggi, nuovi arresti, nuovi processi. Poi la disattenzione. Dopo la disattenzione fioriscono le assoluzioni e gli interventi che riprendono a favorire la mafia. Si torna alla convivenza; ma ci sono magistrati, imprenditori, politici che, obbedendo alla propria etica professionale, non la accettano. Sinora ogni ciclo è durato circa dieci anni, è iniziato e si è concluso con omicidi eccellenti.
La sinistra non può accontentarsi di garantire la libertà di agire: deve anche promuovere la libertà dal bisogno, come fondamento della sua identità. Indice: 1. Non abbiamo smesso di farci domande – 2. La nuova utopia strategica: equilibrio tra libertà dal bisogno e libertà di agire; 3. La crisi dei vecchi equilibri; 4. Modernità e valori delle persone; 5. Due correzioni e una conferma. 6. Uno Stato amico; 7. Slegare l'Italia; 8. Una storia difficile.
La malattia Italiana si chiama instabilità grave; e l'Italia deve darsi regole e valori per sconfiggerla. Instabilità vuol dire incertezza e genera cinismo, inefficienza degli apparati pubblici, impossibilità di cambiamenti profondi... La classe dirigente deve battersi per un'Italia del XXI secolo, che non sia appendice meridionale dell'Europa, ma forte paese mediterraneo stabilmente inserito nel contesto Europeo con la funzione di ponte tra i due continenti.
Il punto di vista della cantata è quello delle vittime della mafia, che guardano da un loro "aldilà" alle vicende terrene avvelenate dal crimine, dalla complicità e dall'inerzia morale. Al centro di questa folla di uccisi stanno i bambini vittime della mafia, per i quali la pietà e la tenerezza degli adulti, donne e uomini, creano una festa che è amore e speranza. Nella cantata il discorso politico e l'indignazione civile ritrovano le loro radici profonde nei sentimenti elementari, l'amore e la sofferenza, la solidarietà e il senso di giustizia. La tragedia che chiamiamo mafia si rivela qui nella sua essenza di offesa all'umanità.
La mafia non è una piovra né un cancro, non è misteriosa né invincibile.Per affrontarla e vincerla non servono metafore né retorica ma conoscenze precise e lucide analisi come è il caso di queste dodici tesi. La mafia è fatta di uomini, danaro, armi, relazioni politiche. Basti dire che, con un giro d'affari di circa 69 000 miliardi l'anno, la mafia è il secondo gruppo italiano dopo l'Iri. Cosa Nostra, n'drangheta, camorra hanno costruito insediamenti stabili nel tessuto sociale delle aree piú povere del Meridione diventando una componente strutturale del sistema economico di quelle regioni. Attraverso potenti connivenze con gli apparati pubblici l'apparato della mafia ha conosciuto una crescente integrazione nel sistema economico e politico italiano dando luogo a estese pratiche corrutive.
Pubblicazioni Laterza i Robinson
in collaborazione con Livia Minervini e Ferruccio Pastore, XVI, 340 p., [19962], «i Robinson» Saggi di: Attilio Bolzoni, Carlo Bonini, Vittorio Borraccetti, Massimo Brutti, Giuseppe D'Avanzo, Leonid Fituni, Enrico Fontana, Gaetano Pecorella, David Scanlan, Carlo Smuraglia, Giuliano Turone, Aldo Varano, Piero Luigi Vigna Rapporto 1996
Rapporto 1997
Rapporto 1998
Pubblicazioni Einaudi gli Annali
Esiste, ed è giustificato, un mito del parlamento testimone e garante della democrazia. Ma non sono mancati Parlamenti servili, che hanno funzionato come sostegno passivo e acritico a governi autoritari (...) Tuttavia un bilancio della lunga storia delle assemblee rappresentative fa concludere che esse si sono meritate la fama di presidio delle libertà civili e oggi a buon diritto il ruolo di istituzioni chiave per il consolidamento e lo sviluppo della democrazia. Ciò dipende non da astratte valutazioni, ma dalle concrete funzioni che i Parlamenti rivestono in tutti i Paesi avanzati. Approvano, modificano e abrogano le leggi, che costituiscono le regole fondamentali per tutti coloro che si trovano sul territorio dello Stato. Controllano i governi, evitando arbitrii e svolgendo così una funzione fondamentali per la vita degli ordinamenti costituzionali. Portano all'attenzione dei responsabili politici e della società i più rilevanti problemi del Paese attraverso dibattiti , richieste a singoli ministri, l'adozione di atti impegnativi per il governo. Prorpio per questo ruolo, contro i parlamenti si appuntano le critiche feroci del pensiero politico reazionario che, essendo contrario allo svuiluppo delle libertà collettive e dei diritti politici, non può che essere avverso alle assemblee elettive in quanto tali, prescindendo dalle effettive modalità di funzionamento. da Il futuro dei Parlamenti di Luciano Violante).
La storia delle istituzioni degli ultimi due secoli, dopo la rivoluzione americana e quella francese, può essere ricostruita attorno al trinomio diritti, legge e giustizia. L'espansione dei diritti, le modalità di tutela, le condizioni materiali per il loro esercizio costituiscono una chiave di lettura fondamentale per ricostruire i progressi della democrazia in ciascun Paese. La legge costituisce in tutto questo periodo, ed ancora oggi, lo strumento principale per cogliere la volontà dei governi e dei parlamenti, il senso di marcia delle società, lo stato dei rapporti tra gli interessi che contano. La giustizia è l'attuazione pratica dei diritti e della legge; misura la capacità di un sistema di mantenere le sue promesse. Un buon funzionamento della giustizia garantisce la coesione sociale e l'equilibrio costituzionale. Questi termini non nascondono solo parole, interessi e procedure. Essi sono strettamente collegati a poteri, che in una società democratica sono in tensione quasi permanente: i cittadini, i parlamenti, i governi, i partiti, i magistrati, i mezzi d'informazione. In un'immaginaria mappa delle nostre istituzioni, all'inizio del secolo, il centro sarebbe occupato dal Parlamento e dal governo e la periferia dalla magistratura. I cittadini sarebbero quasi del tutto assenti, in un Paese dove avevano diritto al voto, prima della riforma giolittiana del 1912, il 9,50 per cento della popolazione e, dopo la riforma, il 24,49. La stessa mappa, alla fine del secolo, vedrebbe posizioni diverse: magistratura, Parlamento e governo si diputerebbero il centro. Lo spazio attorno sarebbe affollato da soggetti prima inesistenti o ininfluenti ed oggi invece dotati di una forte capacità di orientamento e di condizionamento... dall'Introduzione I cittadini, la legge e (a cura di Luciano Violante e Lidia Minervini).
«Crimine» e «politica criminale» sono parole ambigue, perché implicano diversi giudizi di valore. In questo volume il termine «criminale» è inteso come qualsiasi comportamento, comunque motivato, che abbia dato luogo o avrebbe potuto dar luogo a una reazione dello Stato consistente nell'esercizio della giustizia penale, ordinaria o militare. E crimine, in questa accezione, il comportamento che viola la legge penale, indipendentemente dai motivi che lo hanno ispirato e dall'equità della legge. Perciò sono crimini, per citare fatti del tutto disomogenei, tanto l'insurrezione popolare di Milano del 1898, che si chiuse con le cannonate di Bava Beccaris, quanto gli omicidi della mafia contemporanea. dalla Premessa di Luciano Violante. |